Il neonato critico in Umbria, come prendersene cura: la Terapia Intensiva Neonatale

Il punto con la dottoressa Stefania Troiani

Presso l’Ospedale di Perugia la TIN è Hub regionale di riferimento con capacità multi specialistiche per il ricovero di neonati

L’Unità di Terapia Intensiva Neonatale presente, da oltre trent’anni, presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia, è Hub regionale di riferimento con capacità multi specialistiche per il ricovero di neonati con patologie tali da richiedere sostegno delle funzioni vitali.

La Terapia Intensiva Neonatale di Perugia diretta dalla dottoressa Stefania Troiani fa parte della Struttura Complessa di TIN-Neonatologia ed è un reparto di eccellenza nel trattamento di questi bambini. È costituito da 6 posti letto forniti di postazioni attrezzate di rianimazione neonatale avanzata e 2 posti sempre ad alta intensità di cura in area di isolamento. Vi sono, inoltre, 8 posti di semintensiva dove sono comunque presenti postazioni attrezzate per la ventilazione non invasiva, la nutrizione parenterale e il supporto dei parametri vitali.

“TIN è l’acronimo di Terapia Intensiva Neonatale ed è il reparto in cui vengono curate le patologie mediche e chirurgiche del neonato pretermine o giunto a termine di gravidanza con problematiche congenite, chirurgiche o problematiche acquisite – spiega la dottoressa Troiani – Non tutti gli ospedali sono dotati di questo reparto, perché al loro interno non sempre si trovano tutte le specialità necessarie per assistere i piccoli pazienti. In più, negli anni si è cercato di creare pochi centri specializzati in modo da accumulare esperienza nella cura dei neonati e aumentare le probabilità di una loro sopravvivenza senza invalidità. Presso la nostra Struttura convergono tutti i neonati con cardiopatie congenita che vanno stabilizzati, studiati e trattati e tutti i neonati con asfissia perinatale in quanto la TIN è centro di riferimento unico regionale per il trattamento di ipotermia sistemica generalizzata nel neonato e infine tutti i neonati con patologia chirurgica neonatale”.

Ma la grande sfida di tutte le TIN all’avanguardia è la cura degli estremi prematuri. “Dall’esperienza maturata negli anni e dalle strumentazioni a nostra disposizione, abbiamo un alto indice di sopravvivenza con normali outcome a distanza, comunque paragonabile a quello delle più rinomate TIN nazionali, anche nei bambini al di sotto dei 700 gr di peso – continua la dottoressa Troiani – Questi piccoli pazienti estremi prematuri richiedono un elevato impegno assistenziale e lunghi periodi di degenza ( ovvero 4-5-a volte 6 mesi) e follow-up specifici, ma considerando che in Italia il 7% delle nascite riguarda parti pretermine, è nostro dovere possedere adeguate skill per assistere al meglio questi neonati, secondo quanto sancito dall’Art 2 della Carta dei Diritti del Neonato Prematuro: Tutti i bambini hanno diritto di nascere nell’ambito di un sistema assistenziale che garantisca loro sicurezza e benessere… La Carta è la risposta nazionale alla ‘call to action’ dell’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, il quale aveva presentato, il 22 settembre 2010 all’Assemblea Generale dell’ONU, il rapporto ‘Strategia Globale per la salute delle Donne e dei Bambini’. La prima Nazione a rispondere all’appello di Ki-moon in modo rapido ed esemplare è stata l’Italia, creando appunto il documento”.

L’unicità di questa Struttura è la costituzione di un team multi-specialistico che opera in sinergia: chirurghi pediatrici, oculisti, cardiologi, cardiochirurghi, neurologi, neurochirurghi, otorini, radiologi, fisioterapisti. “Secondo gli standard assistenziali forniti dalla Società Italiana di Neonatologia si può parlare di Terapia Intensiva Neonatale solo se sono garantite al neonato cure a 360 gradi da personale specializzato. Di particolare importanza è anche il ruolo degli infermieri che, per lavorare in questo reparto, hanno effettuato lunghi periodi di training e formazione. Il loro lavoro è fondamentale per assistere i neonati che necessitano di cure continue. Data la loro elevata specializzazione forniscono ai medici informazioni molto importanti sulle condizioni cliniche dei piccoli con cui sono costantemente a contatto e collaborano quotidianamente nella gestione del paziente e nell’ ‘accudimento’ dei genitori”.

La TIN di Perugia è responsabile anche dello STEN, il Servizio di Trasporto di Emergenza Neonatale (unico nella nostra Regione) che centralizza da tutta l’Umbria i neonati critici presso la struttura dell’Azienda Ospedaliera.

In continua evoluzione “La neonatologia è una delle branche della Medicina a più rapida e continua evoluzione negli anni. In Italia vi è una significativa denatalità negli anni in concomitanza con un’età materna avanzata al concepimento, ed è facile comprendere come ogni nuovo nato sia ‘prezioso’ e vada trattato solo da personale esperto e in posti attrezzati ed adeguati. Proprio verso questa direzione si è mossa l’Azienda Ospedaliera di Perugia, che ha sempre creduto e investito verso le necessità assistenziali della TIN partendo innanzitutto dall’attivazione dello STEN per garantire la centralizzazione del neonato a rischio: gli outcomes sono direttamente proporzionali all’elevata frequenza e competenza nell’applicazione delle skills di gestione del paziente critico – sottolinea Troiani – Ma il reparto di Terapia Intensiva in sinergia con la Direzione Aziendale si è sempre più impegnato e coordinato verso altre tre fondamentali necessità: la formazione di equipe multi-disciplinari ultraspecialistiche (la diagnosi precoce ed il trattamento delle malformazioni congenite rappresenta una sfida continua di cooperazione tra diverse figure professionali per garantire assistenza adeguata al neonato con outcome a distanza normali); la “Family-Centered Developmental Care” (la medicina moderna è una medicina centrata sulle esigenze non solo mediche ma anche umane del paziente, questo concetto assume un ruolo ancora più importante nell’ambito neonatologico in cui sono coinvolte le esigenze di un intero nucleo familiare) e l’ampliamento del campo di applicazione delle competenze intensive neonatologiche alla popolazione pediatrica (nella realtà internazionale ed italiana è sempre più frequente la presenza di Terapie Intensive Neonatali che assistono anche lattanti e bambini fino ad 2 anni di età)”.

I cambiamenti nell’approccio terapeutico al neonato critico prematuro e la “relationship-based” Dalle attrezzature all’avanguardia (come ventilatori meccanici, termo culle e sistemi di supporto e di monitoraggio avanzati) all’attenta preparazione e formazione dei professionisti, la TIN di Perugia prevede sempre maggiore attenzione agli aspetti legati all’ambiente, alla famiglia ed alla relazione genitore-bambino. “Alla luce di ciò, è facile comprendere l’importanza che ha per noi ogni progetto che metta al centro dell’attenzione l’ambiente del neonato prematuro. Si parte dalla nostra Family Room, uno spazio dedicato (all’interno della TIN) ai genitori, un luogo dove possono trovare conforto fra di loro, dialogare con la psicologa di supporto, riposarsi se sono lontani da casa o attendere nei momenti critici della vita dei loro piccoli bambini. L’adozione e l’applicazione di questi metodi in un reparto di Terapia Intensiva Neonatale è tutt’altro che semplice, poiché comporta necessariamente un cambiamento del tipo di assistenza che viene offerta al piccolo paziente, anzi per meglio dire una “rivoluzione” del lavoro. Si promuove, infatti, un’assistenza centrata sulla relazione e sulla comunicazione con il neonato e la sua famiglia (relationship-based).

La realizzazione di questo cambiamento, ossia l’implementazione di un’assistenza relationship-oriented, richiede di possedere le motivazioni e le competenze necessarie per accompagnare il neonato nel suo percorso evolutivo e sostenere la sua famiglia in questo tragitto, sapendo coniugare imprescindibili aspetti tecnico-scientifici con aspetti emozionali relazionali”.

L’umanizzazione delle cure e il ruolo dei genitori all’interno della TIN “Le madri vivono spesso la nascita prematura come un senso di fallimento: è stato dimostrato che le terapie in neonatologia che coinvolgono la madre, come il contatto pelle-a-pelle prolungato, la raccolta del latte materno per la nutrizione e la possibilità di poter stare in reparto senza limiti di tempo favoriscono il benessere della relazione mamma-bambino”. Il primo aspetto, come sottolinea la dottoressa Troiani, è quindi avere un reparto il più aperto possibile ai genitori coinvolgendoli nel processo di cura.

“All’interno della TIN vi è il Lactarium con la BLUD (Banca del latte umano donato). Le mamme dei neonati critici o prematuri vengono comunque coadiuvate e supportate giornalmente nel tirare e conservare il latte e, se possibile, anche nel divenire donatrici per i bambini che non hanno la possibilità di ricevere il latte dalle loro mamme”.

All’Interno della TIN dell’Ospedale di Perugia viene promossa anche la Kangooro Mother Care (contatto pelle a pelle) o marsupioterapia, che può essere effettuata anche con neonato intubato sia dal papà che dalla mamma, ed è presente un progetto di Musicoterapia, grazie al supporto dell’Associazione La Carica dei prematuri, in cui vengono registrate le voci delle mamme che cantano o raccontano storie per poi essere riprodotte al neonato con un sistema di wifi all’interno delle termoculle. Si coinvolgono le mamme nel coadiuvare l’Associazione Cuori di Maglia a produrre “nidi”, marsupi e tutto ciò che si può lavorare a maglia per “avvolgere” i loro bambini e si invitano costantemente i genitori negli appuntamenti settimanali di ‘Nati per leggere’.

“Tutte queste iniziative – conclude Troiani – convergono in un unico obiettivo, far in modo che i genitori siano presenti a Reparto, un luogo per loro doloroso perché accoglie il loro bambino la maggior parte del tempo in condizioni critiche e durante la loro permanenza “utilizzarli” come aiuto nella gestione del bambino. Le nostre fisioterapiste, presenti quotidianamente a reparto insegnano e coinvolgono i genitori in tutti i processi di cura e di fisioterapia, sia con il bambino in condizioni critiche sia nel periodo di follow-up”.

 

Fonte: Azienda Ospedaliera di Perugia

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