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Prosperius, punto di riferimento all’avanguardia nella riabilitazione specialistica

dott. Marco Caserio
dott. Marco Caserio

Abbiamo oggi con noi il dottor Marco Caserio, direttore sanitario dell’Istituto Prosperius di Umbertide. Dottore, che cos’è e di che cosa si occupa?
L’Istituto Prosperius è un centro di riabilitazione che opera sul territorio nazionale dal 1998 e ha una compagine societaria particolare perché oltre alla parte privata, c’è anche una parte pubblica che è la Asl Umbria 1. Il connubio si è dimostrato vincente perché se da una parte agiamo sotto l’egida e il controllo di un ente pubblico, dall’altra possiamo vantare la dinamicità e la capacità di gestione di un partner privato.
L’Istituto è composto da 112 posti letto per pazienti acuti, che devono fare una riabilitazione intensiva: sono prevalentemente pazienti ortopedici o neurologici, che hanno subito interventi di protesi o esiti di fratture femorali, per esempio. Poi abbiamo anche pazienti con sindrome da immobilizzazione, che in questo periodo, purtroppo, è una problematica piuttosto ricorrente.
Lavoriamo su tutto il territorio nazionale con una percentuale di ricoveri extra regione del 45%-60%.

  


videointervista integrale

Ci parli della riabilitazione.
Come accennavo prima, i pazienti che prevalentemente accedono ai nostri servizi sono neurologici e ortopedici. Avendo però all’interno anche un reparto di riabilitazione robotica, giungono da noi anche persone provenienti da unità spinali, come i pazienti paraplegici. Grazie a macchine particolarmente sofisticate, c’è per loro la possibilità di recuperare l’uso degli arti sia inferiori, sia superiori.
Non stiamo parlando solo di pazienti anziani, anzi: spesso ci troviamo di fronte a giovani che hanno subito lesioni midollari a causa di incidenti stradali e purtroppo hanno perso l’uso di un arto.
Per quanto riguarda la parte ortopedica, invece, i soggetti sono prevalentemente di età adulta o anziana: l’età media è intorno ai 65-70 anni, a meno che non si tratti di pazienti con politraumi dovuti a incidenti stradali o a incidenti sul lavoro, o ancora di persone con gravi patologie.
A questi, negli ultimi due anni, si sono aggiunti i pazienti affetti dslle patologie legate al post Covid; si tratta prevalentemente di patologie respiratorie e anche per loro viene strutturato un percorso personalizzato. In tal caso si parla di pazienti di varia età, in particolar modo di 40, 50 e 60 anni.

 

Istituto Prosperius
Istituto Prosperius

In che cosa consiste la riabilitazione robotica precedentemente accennata?

Anzitutto spieghiamo cosa si intende con riabilitazione robotica. Si tratta di una tipologia riabilitativa decisamente recente, presente sul mercato da circa 10 o 15 anni. Queste macchine allenano il soggetto a fare determinati gesti, come ad esempio aprire la mano o il più articolato movimento della pinza, che è quello che facciamo quando prendiamo in mano un bicchiere. Nel caso per esempio di soggetti paraplegici con lesioni midollari – che hanno quindi perso definitivamente l’uso degli arti inferiori – il robot permette di eseguire il movimento del camminare.

Per colpa del Covid però questa frontiera ha subito uno stop. Speriamo in una ripresa quanto prima, proprio perché l’obiettivo è soprattutto rendere di nuovo abile il paziente con disabilità, permettendogli di abbandonare l’uso della carrozzina.

 

Quali approcci ha il paziente verso questi strumenti robotici?
Possiamo dire che oggi la riabilitazione robotica è entrata un a far parte della strumentazione dei diversi centri di riabilitazione, con le dovute differenze qualitative. Noi siamo andati in America varie volte per trovare lo strumento più efficace. All’inizio ovviamente c’era molto scetticismo perché secondo me si pensava che questa macchina avrebbe fatto camminare di nuovo il paziente. Un errore di valutazione che ci può stare, in una fase iniziale. Grazie alle ditte che ci hanno supportato, siamo arrivati al punto di realizzare robot capaci di garantire l’autonomia nell’ambiente domestico, permettendo al paziente di fare le scale, di salire e scendere dalla macchina, di camminare anche per lunghi tratti, in salita e in discesa, abbandonando la carrozzina.
In Giappone, per esempio, l’uso del robot è diventato quasi quotidiano. I pazienti con disabilità agli arti inferiori, o per lo meno la gran parte di questi, ha l’opportunità di affittare queste macchine che, dal punto di vista dell’autonomia e della dignità della vita quotidiana, significano molto.
In Italia purtroppo, come anche nel resto d’Europa, trattandosi di macchine particolarmente costose, la loro diffusione è ancora abbastanza limitata. Ma lo scopo futuro è proprio quello di produrne tante, in modo che le persone con questa disabilità siano in grado di usarle nella vita di tutti i giorni.

 

Al termine della riabilitazione che benefici hanno i pazienti?
La riabilitazione purtroppo è una branca medica in cui si incrociano tanti fattori. La differenza che c’è per esempio con l’atto chirurgico è che, in questo caso, il paziente si sente già gratificato, perché percepisce immediatamente l’intervento medico. Pensiamo per esempio alla sostituzione di un’anca.
Nella riabilitazione, il paziente percepisce il beneficio dell’atto medico nel lungo periodo, quindi l’abilità dello specialista sta nel fargli percepire l’obiettivo raggiunto senza illuderlo. Inoltre, c’è da considerare che i pazienti non hanno solo bisogno di fare esercizi: anche la parte psicologica è fondamentale. È per questo che disponiamo di un servizio di neuropsicologia, presso il quale tutti i pazienti, prevalentemente neurologici, fanno trattamento durante il periodo di permanenza.
Per noi è fondamentale riuscire a far capire al paziente qual è l’obiettivo a cui puntare, preparando un percorso ben preciso e a tutto tondo che gli consenta di raggiungerlo.

 

Istituto Prosperius
Istituto Prosperius

Secondo lei, dottor Caserio, quali sono i punti di forza che contraddistinguono l’Istituto Prosperius?
Anzitutto, la crescita esponenziale. Ne sono un esempio i posti letto: quando siamo partiti ne avevamo 25, in seguito siamo passati a 50, poi a 75 e infine a 112, e possiamo dire che la crescita è stata davvero molto veloce.
In secondo luogo, l’umanità. Ci sono pazienti che continuano a venire da noi e che, anche in questo brutto periodo caratterizzato dal Covid, hanno percepito la nostra presa in carico, come si è soliti dire in medicina, però umana. Quasi tutte le persone che lavorano qui lo fanno da quando la struttura è nata, e si tratta spesso di ragazzi giovani che portano allegria benefica a un lavoro che spesso può renderci anche molto tristi.
Un altro punto di forza è l’aver investito moltissimo nella ricerca. Parlo della robotica, per la quale noi siamo stati veramente – e lo dico anche con orgoglio – degli antesignani. Quando non se ne sapeva ancora niente, ricordo che il nostro amministratore delegato, il Professor Bigazzi, ci costrinse ad andare in giro per il mondo per vedere cosa c’era di meglio, a livello tecnologico, per la riabilitazione. L’azienda ha investito moltissimo su questo aspetto, non tanto per un tornaconto economico quanto per sviluppare la ricerca e per offrire il miglior servizio possibile; un servizio che ci permette di ricevere tante richieste anche da fuori regione. Umbertide è un piccolo paesino, non è una grande città come Milano, Roma o Firenze, quindi per noi è motivo di orgoglio perché vuol dire che quello che abbiamo seminato e che stiamo facendo ha un riscontro importante su tutto il territorio italiano.

 

C’è una bella storia che vorrebbe raccontarci?
Di ricordi ne abbiamo tanti, ma ce n’è uno in particolare che ancora mi emoziona. Un paziente marchigiano, che aveva perso l’uso degli arti inferiori, era venuto da noi perché aveva sentito parlare degli esoscheletri. Con lui abbiamo fatto un importante lavoro di preparazione: bisogna considerare che questi pazienti stanno per anni seduti sulla carrozzina e, nel momento in cui si alzano in piedi, svengono perché non hanno il sistema cardiovascolare attrezzato per resistere all’altezza. Prima di indossare l’esoscheletro, c’è quindi una fase di recupero funzionale e di allenamento. Giunto al momento della prima camminata esterna, è partito insieme a noi dall’Istituto per arrivare al bar del paese. Mi ricordo che siamo stati anche ripresi perché l’evento era particolare; ma è stata la frase del paziente a colpirmi: «Dottore, lei non si rende conto cosa sto vivendo ora: sapesse cosa vuol dire per me, che per anni ho preso il caffè da seduto, berlo in piedi al bancone del bar!». In seguito, per il suo matrimonio ci ha chiesto in prestito l’esoscheletro e abbiamo avuto l’enorme piacere di vederlo arrivare all’altare in piedi, vestito con lo smoking e di vederlo baciare la sua sposa stando in piedi e non seduto. Io penso che questa sia stata davvero una cosa molto bella, specie per un ragazzo che tra l’altro all’epoca era molto giovane. Di tanti ricordi è quello che ancora mi emoziona.

 

dott. Marco Caserio
dott. Marco Caserio

Siamo giunti al termine di questa intervista. La ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato e auspichiamo un’uscita a breve da questa pandemia per ridare la possibilità ai pazienti di tornare alla riabilitazione. Anche se l’Istituto Prosperius, da quello che abbiamo avuto modo di capire, non si è mai fermato, continuando nel suo progetto anche con attività ridotte.

E io ringrazio voi e spero solo che si torni a vivere una vita migliore, perché il momento che stiamo vivendo è veramente brutto. A parte il discorso del Covid, ora si è aggiunto anche il grosso problema della guerra e tutto questo intralcia il nostro lavoro, ma soprattutto ci toglie quell’entusiasmo che invece è e deve essere parte integrante della nostra professione. Spero quindi si torni presto a vivere tempi migliori in cui si parli di cose positive non di cose negative.


Marco Caserio
Direttore Sanitario
direzionesanitaria@prosperiustiberino.it

Istituto Prosperius Tiberino
Via Carlo Forlanini, 5
06019 Umbertide (PG)
tiberino@prosperiustiberino.it
accettazione@prosperiustiberino.it

Ufficio relazioni con il pubblico
dal Lunedì al Venerdì
dalle ore 9:00 alle ore 12:30
urp@prosperiustiberino.it
075 9417979

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