La dieta: non il castigo dei più vulnerabili, ma la condotta dei vincenti

Iniziamo dall’etimologia. La parola dieta, dal greco δίαιτα (diaita), significa letteralmente abitudine, modo di vivere, non sacrificio o privazione. Noi professionisti non ci stanchiamo mai di ripetere ai pazienti innanzitutto il significato di questa parola tanto temuta, schivata e pronunciata tra mille sospiri.
Pensandoci bene: chi non vorrebbe delle ottime abitudini o un’elevata qualità di vita? Quindi, chi non vorrebbe un’ottima dieta? Volere è potere, ma tra dire e fare…
Eppure una dieta sana è in grado di farci vivere una vita sicuramente migliore, più soddisfacente e dinamica: ciò che è richiesto è un po’ di impegno, come lo si richiede a uno studente perché possa superare esami e laurearsi. Ogni cosa che può migliorarci presuppone una nostra partecipazione attiva, interesse e dedizione. Quindi niente ansie inutili, ma determinazione e ottimismo sono gli ingredienti di cui dovete disporre per ottenere da voi stessi il meglio che potete.

DOVE AGIRE

Ma quali sono i segnali di miglioramento per un paziente che inizia a seguire una dieta sana e bilanciata? Per alcuni aspetti dipende dal paziente e dalle sue caratteristiche non modificabili, come la fascia d’età, il sesso, l’etnia, la genetica, talvolta l’ambiente, e traumi psico-fisici subiti nel corso della vita che possono aver avuto una grande varietà di esiti.
Partendo da questi dati, si può lavorare efficacemente sui fattori modificabili, quali il tipo di nutrizione, la qualità del sonno, l’idratazione, il livello di attività fisica, la condizione psico-emotiva, lo stress.
Intervenire su questi fattori, profondamente collegati tra loro, è fondamentale per uno stile di vita veramente sano, che porta al calo ponderale e alla riduzione delle circonferenze corporee: miglioramenti che siamo in grado di apprezzare con gioia a livello estetico che sono però il riflesso del ripristino di un equilibrio fisiologico dell’organismo che, pertanto, si fa più forte e ci garantisce un grado di prevenzione più elevato rispetto alla stragrande maggioranza delle patologie.

L’ASSE INTESTINO-CERVELLO

Questo si deve anche in larga parte alla composizione, al benessere e alla funzionalità del nostro microbiota intestinale coinvolto nel mantenimento dell’omeostasi energetica e dell’immunità.
La letteratura scientifica riporta difatti che modificazioni importanti, come cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale dovuti a fattori ambientali e alla dieta, possono provocare processi infiammatori cronici e disturbi metabolici come quelli presenti nell’obesità.
Stare bene fisicamente può farci stare meglio anche psicologicamente, in primis perché semplicemente il fatto di vederci meglio sul piano estetico ci appaga innegabilmente, e poi perché il microbiota può influenzare le funzioni cerebrali attraverso il nervo vago che collega intestino e cervello. In questo modo vengono stimolati direttamente i neuroni afferenti del sistema del nervo enterico a favorire alcune attività che influenzano lo stato emozionale individuale. Questa interconnessione tra intestino e cervello sta guadagnando sempre più riscontri negli studi che approfondiscono le basi fisiologiche dei disturbi neurodegenerativi, del neurosviluppo e psichiatrici: lavori recenti hanno associato alterazioni del microbiota intestinale a maggiore probabilità di sviluppare stati comportamentali alterati, ansia, malattia di Alzheimer e Parkinson.
L’asse intestino-cervello rappresenta dunque un obiettivo interessante per lo sviluppo di nuove terapie per disturbi legati alla salute mentale e alla funzione cognitiva, all’obesità e disturbi gastrointestinali come le malattie infiammatorie intestinali.

PRIVAZIONI Sì O NO?

Ci sono dunque alimenti che non possiamo più comprendere nella nostra vita di tutti i giorni? All’inizio naturalmente ci vuole un po’ di impegno, perché dobbiamo imparare a nutririci anziché solamente a mangiare: mangiare significa ingerire cibo, fornire in maniera grossolana energia per le nostre funzioni vitali indipendentemente dalla qualità degli alimenti. Si prende e si butta nel sacco ciò che percepiamo come più gustoso, invitante e saziante ma questo comportamento nasconde una miriade di pericoli in agguato. Nutrirsi è qualcosa di molto più complesso e nobile.
Un organismo nutrito appartiene a quella persona che seleziona accuratamente il proprio cibo sapendo che in ogni singolo frutto, ortaggio, bevanda o legume vi sono contenuti gli elementi fondamentali a fornire alle proprie cellule, tessuti, organi e sistemi la migliore risorsa possibile.
Siamo quel che mangiamo poiché la maggioranza di ciò che ingeriamo entra a far parte di noi, ci costituisce dal punto di vista strutturale, biochimico e quindi funzionale.
Quello che inizialmente si può percepire come una piccola privazione, diventerà un’esigenza e, in modo naturale e spontaneo, si tenderà a confinare alcuni alimenti a un consumo non troppo frequente, con serenità e consapevolezza, senza dover loro dire addio.
Non castighi, non privazioni, ma educazione alimentare. Questo sì, è necessario. Ed essendo un potenziamento della conoscenza, non si può parlare di privazione, ma di ricchezza.

Latest from Nutrizione