Il 2 aprile, si celebra in tutto il mondo la “Giornata della consapevolezza sull’Autismo”, istituita nel 2007 dall’Assemblea Generale dell’ONU, per richiamare l’attenzione di tutti sui diritti delle persone con disturbo dello Spettro Autistico e delle loro famiglie.
In questo giorno di consapevolezza, riteniamo utile ed importante sottolineare come la famiglia e i servizi dell’infanzia, attraverso la conoscenza di particolari comportamenti e segnali, detti campanelli d’allarme, possano essere i primi osservatori di un eventuale disturbo e favorire così una diagnosi ed un intervento precoce.
La diagnosi viene effettuata da professionisti specializzati, tuttavia, i genitori, gli insegnanti passando molto tempo con i bambini possono essere buoni osservatori andando ad individuare eventuali campanelli d’allarme.
I campanelli d’allarme che possono spingerci a richiedere una consulenza specialistica possono essere brevemente riassunti nei seguenti punti:
- assenza o basso contatto oculare;
- assenza o deficit in termini qualitativi nell’intenzionalità comunicativa;
- mancata risposta se chiamato per nome;
- anomalia nella risposta ad alcuni rumori;
- assenza di interazione triadica;
- numero di parole inferiore a: 15 parole a 18 mesi oppure 50 parole a 24 mesi;
- “stranezze” nell’esplorazione di ambienti, oggetti e nei movimenti del corpo;
- assenza o riduzione di azioni di imitazione;
- difficoltà nel eseguire semplici consegne (prendi le scarpe);
- difficoltà nell’interazione con adulti e coetanei;
- difficoltà ad indicare per chiedere un oggetto e per condividere un interesse;
- difficoltà nell’alternanza del turno;
- difficoltà nel portare avanti un gioco simbolico.
Sapere che la differenza tra un bambino autistico e un parlatore tardivo non è principalmente il numero di parole dette ma soprattutto le abilità comunicative, le competenze sociali, gli interessi e le abilità percettive, può tranquillizzare un gran numero di genitori preoccupati e permettere loro di godersi a pieno la crescita del bambino.
Se fossero presenti diversi di questi campanelli d’allarme, il consiglio è di riferirlo al pediatra o allo specialista del settore, il quale dopo un’osservazione, sarà in grado di orientare la famiglia e valuterà se necessario o meno intraprendere un percorso valutativo-diagnostico e se iniziare un percorso abilitativo.
Un’individuazione precoce permetterebbe di poter iniziare il prima possibile un percorso abilitativo sfruttando la plasticità cerebrale maggiore dei primi anni di vita. Pertanto, un genitore, un’insegnante o un educatore informato possono fare veramente la differenza.
Articolo a cura di :
Rubik studio di psicologia, psicotraumatologia, DSA e logopedia