Appuntamento col medico internista – L’Influenza stagionale

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Secondo InfluNet, portale gestito dall’Iss (Istituto Superiore di Sanità), in Italia i casi di sindromi simil-influenzali sono in aumento. L’incidenza è pari a 12,9 casi per mille assistiti e aumenta in tutte le fasce d’età, anche se risulta maggiormente colpita l’età pediatrica, in particolare i bambini al di sotto dei cinque anni. In tre regioni (Lombardia, Emilia-Romagna, Umbria) l’incidenza ha superato la soglia del livello di entità molto alta.

Proprio per questo abbiamo parlato di influenza, vaccini e prevenzione, con la dottoressa Cristina Cenci, dirigente medico presso il reparto di Medicina Interna dell’Ospedale di Foligno.

Dottoressa, quali sono i sintomi dell’influenza di quest’anno?

L’influenza 2022 non è molto diversa da quella degli anni precedenti. Si presenta con dolori alle ossa e ai muscoli, stanchezza e affaticamento, ed è frequente l’insorgenza di febbre. Quest’anno abbiamo visto casi in cui il mal di testa è un sintomo prodromico molto importante, così come il raffreddore e il mal di gola, ma anche diarrea e vomito. Quella di cui stiamo parlando è un’influenza stagionale che inizia a ottobre e dura fino a febbraio, anche se in Umbria gli anni passati ha avuto una coda che è arrivata a marzo. Il picco però si ha tra ottobre e febbraio.

Quanto dura?

Di solito la durata si attesta tra i 5 e i 7 giorni, massimo 10, variando a seconda della tipologia di persona. I bambini la sopportano meglio e quindi con 3-5 giorni se la cavano, così pure le persone in buona salute. Per gli anziani la durata è più lunga. Quest’anno, i casi che sono arrivati in ospedale erano malati da oltre 7 giorni.


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Quand’è che occorre recarsi in ospedale?

Il ricovero ospedaliero per la fascia adulta-anziana arriva quando alla febbre, al mal di gola, alla tosse e alla spossatezza subentrano sintomi che sono espressione di un’insufficienza d’organo, in primis il polmone. L’influenza è una patologia virale che colpisce le vie aeree, quindi quando subentra l’affanno, il dolore toracico o l’incapacità a fare sforzi, la malattia si sta complicando e può sfociare in una polmonite. Altri sintomi che consigliano il ricovero – soprattutto per una persona anziana – sono la disidratazione o la difficoltà a urinare, indicatore di un’insufficienza renale; oppure sintomi neurologici che potrebbero simulare un ictus. Per tutti gli altri casi, è bene seguire i suggerimenti del medico di medicina generale e le linee guida del Ministero della Salute, e quindi stare a casa ai primi sintomi – come mal di testa, spossatezza, dolori muscolari e dolori articolari – mettersi a letto e darsi il tempo che serve per riprendersi e guarire.

Quali sono le medicine utili per alleviare i sintomi?

Prendere la tachipirina se subentra la febbre o farmaci antinfiammatori non steroidei se si hanno dolori alle spalle, alle gambe o mal di testa. Se invece si ha difficoltà a espettorare è consigliato uno sciroppo mucolitico; in una prima fase vanno bene anche i cosiddetti farmaci da banco che contengono antistaminici, in aggiunta al paracetamolo, oppure le docce nasali che nei bambini sono molto utili: in questo modo si liberano le vie aeree per evitare che il muco favorisca la sovra infezione del polmone. Anche una tisana calda, magari con il miele può essere una soluzione utile a idratare delle vie aeree e lenire i sintomi.

Invece quando occorre l’antibiotico?

In una prima fase non serve. La febbre può durare tranquillamente anche 72 ore e non ci si deve preoccupare se raggiunge valori elevati, i 39° non devono spaventare. Può spaventare una temperatura elevata nei bambini piccoli, perché può far insorgere convulsioni febbrili – soprattutto se il bambino ha già una storia di convulsioni – oppure negli anziani, perché può portare manifestazioni neurologiche e favorire la disidratazione. Ma in una persona sana, se la febbre persiste anche 72 ore, non è preoccupante. Però, se superate le 72 ore non si abbassa, i sintomi respiratori peggiorano o si evidenza una complicanza delle vie aeree, allora l’antibiotico è una buona opzione che il medico di famiglia valuterà. Il consiglio che posso dare è quello di tenere allertato il medico o il pediatra sullo stato di salute del malato.

Un’attenzione maggiore va data quindi ai bambini e agli anziani?

Sicuramente. La mamma deve essere vigile e aspettare 72 ore prima di iniziare l’antibiotico però, se il bambino è molto piccolo e dà segni di non avere voglia di giocare, di essere apatico e di voler stare a letto, allora è consigliato sentire il pediatra o eventualmente portarlo al Pronto Soccorso. Stesso discorso per le persone anziane: se subentrano confusione mentale, letargia e disidratazione è il caso – anche prima delle 72 ore – di farle visitare da un medico.

E per le donne in gravidanza?

In gravidanza la donna è più immunodepressa, quindi è un soggetto a rischio per le infezioni virali. Il vaccino non è controindicato, ma se la donna è sana e giovane, prendere l’influenza in gravidanza non è eccessivamente pericoloso, è bene però idratarsi abbondantemente e utilizzare i farmaci non nocivi per il bambino, come il paracetamolo. Bere molto può essere un valido rimedio perché l’acqua idrata le vie respiratorie e avere una mucosa delle vie respiratorie idratata facilita l’eliminazione, con i colpi di tosse, dei germi e favorisce l’allontanamento dei batteri che possono portare a una complicanza respiratoria. Inoltre, è fondamentale stare a stretto contatto col ginecologo per sapere se e quando rivolgersi al medico o all’ospedale. Anche in questo caso se compare un dolore toracico che può essere sintomo di una polmonite o di una pericardite, la valutazione del medico è fondamentale.

Quando è bene vaccinarsi?

La vaccinazione è l’unica metodologia di prevenzione della sindrome influenzale; è lo stesso discorso che abbiamo fatto in questi anni per il vaccino anti-Covid, perché entrambi sono dei virus e solo il vaccino li previene. Il Ministero della Salute e i medici la consigliano in determinati periodi dell’anno e a determinate categorie di soggetti: il mese più indicato è ottobre – quindi i soggetti a rischio dovrebbero già essere stati vaccinati – questo però non vuol dire che non ci si possa vaccinare ancora oggi e per tutto il periodo invernale.

Chi deve essere vaccinato?

Devono essere vaccinati sicuramente gli anziani, soprattutto quelli fragili che vivono in strutture di comunità, come le RSA o le case di riposo. È raccomandata anche agli operatori sanitari a prescindere dall’età, perché se un operatore sanitario prende l’influenza è forza lavoro che viene meno in ospedale durante un periodo critico di grande afflusso, e quindi il vaccino fa sì che non si ammali o se si ammala lo fa in forma più lieve e quindi perde meno giorni di lavoro e può occuparsi della salute dei concittadini. Ricordiamo che la vaccinazione tutela sé sessi – non ti contagi o se lo fai, lo fai in forma più lieve – ma serve anche a tutelare la comunità e le persone fragili che vivono intorno a noi. Anche per i bambini da sei mesi a sei anni è altamente consigliata o comunque molto raccomandata, così come nelle donne che a inizio della stagione epidemica si trovano in gravidanza o nel periodo post partum.

Specifichiamo una cosa: per anziani che età intende?

Tra i 60-64 anni è consigliata ed è gratuita, essendo gratuita vuol dire che il Sistema Sanitario Nazionale la reputa opportuna. Sicuramente oltre i 65 anni la vaccinazione andrebbe presa in considerazione, soprattutto se il soggetto ha patologie cardiache o dell’apparato respiratorio, fermo restando che si tratta di una scelta individuale. Invece, per l’anziano che vive in comunità o in una casa con bambini in età scolare che possono portare il virus, è altamente consigliata.

Questo virus può essere scambiato per il virus del Covid?

Il mio consiglio è quello di avere fiducia nel medico di famiglia o del pediatra, informandoli delle condizioni di salute anche telefonicamente. È bene mantenere questo rapporto, perché c’è ancora una sanità gratuita e pubblica e il primo segnale di fiducia è proprio quello verso il proprio medico di famiglia, quindi evitare di consultare internet e Google. Detto questo, i sintomi del Covid e dell’influenza all’inizio sono sovrapponibili, anche perché la variante Omicron che è quella oggi più diffusa, ha perso molte delle caratteristiche iniziali e peculiari, quali la perdita di sapori e odori che potevano far orientare subito verso il Covid. Anche grazie all’aiuto dei vaccini decorre in maniera più indolente ed evolve negativamente in bassa percentuale: quindi i dolori muscolari, i dolori articolari, la febbre, la spossatezza e la stanchezza possono indicare entrambi i virus. Il tampone di sorveglianza è sicuramente utile per distinguere le due forme, in alternativa, se il soggetto è vaccinato e protetto verso il Covid, il mio consiglio è di aspettare 2-3 giorni, senza farsi prendere dal panico, e vedere l’evoluzione, seguendo le indicazioni previste dal Ministero in caso di ragazzi in età scolare. Ovviamente occorre mettere in atto tutte le misure preventive che il Covid ci ha insegnato.

Quali sono le accortezze per evitare i contagi?

Sono le stesse che abbiamo imparato nel periodo della pandemia. Se ho sintomi respiratori copro naso e bocca quando starnutisco o quando tossisco. I bambini in questo sono molto bravi: hanno imparato – meglio di noi adulti – a tossire e starnutire nella piega del gomito: in questo modo le goccioline di saliva emesse restano nella stoffa e non finiscono nelle mani che, se non lavate subito, le trasmettono agli oggetti o alle persone che si toccano; ci si può anche coprire la bocca con un fazzolettino. Fondamentale è l’igiene delle mani ogni volta che si fa uno starnuto o un colpo di tosse: vanno lavate e asciugate per eliminare i germi. È consigliabile anche l’utilizzo della mascherina quando si è un po’ influenzati e si va a trovare il nonno anziano: va bene il contatto fisico ma con la mascherina è meglio e si riduce la probabilità di contagiarlo.

Quindi diciamo che tutte le prevenzioni del Covid possono essere riutilizzate…

Esatto. Il Covid ha ridotto la circolazione del virus dell’influenza proprio perché dal 2020 sono state messe in atto quelle manovre di igiene e di protezione (mascherina e distanziamento) di cui parlavamo sopra. Ora che queste misure vengono meno, rivediamo casi e ricoveri per influenza perché il virus è tornato a circolare. Magari sarebbe opportuno ricordarsi – senza drammatizzare e senza ansia – che la prevenzione, messa in atto nel periodo Covid, funziona anche per i sintomi influenzali. Un buon consiglio è di stare a casa anche senza la febbre. Mi rendo conto che oggi è difficile e che il tessuto sociale è diverso, però è bene dare il tempo all’individuo di curarsi e di riposarsi, non si deve avere fretta e dobbiamo ascoltare il nostro corpo.

 


Dottoressa Cristina Cenci

Dottoressa Cristina Cenci

Laurea in medicina e chirurgia con specializzazione in medicina interna.