Convivere felicemente con la cronicità

Quando mi è stato chiesto di curare uno spazio all’interno di questa rivista, ho pensato al 40% della popolazione umbra, nella media nazionale, affetta da una patologia cronica. Sono proprio così tante le persone che ne sono affette, le persone che grazie ai servizi socio-sanitari, nonché alla nutrita rete di associazioni professionali e di volontariato, sentono meno il peso di questa indesiderata ma inevitabile convivenza.

Ma i cittadini interessati dalla problematica, hanno piena conoscenza e consapevolezza dell’esistenza di questa rete di servizi e di associazioni? Da persona che vive la sanità nelle sue diverse espressioni, posso dire che spesso i cittadini non sono completamente informati di quanto è nelle loro disponibilità ed è per questo che proprio a loro ho pensato di dedicare questo contributo informativo.

CONVIVERE CON LA CRONICITÀ

Convivere con la cronicità è il destino di molti di noi, di tutti coloro che vivono in paesi in cui le condizioni di benessere hanno visto costantemente incrementare la speranza di vita. I numeri possono far annoiare, ne sono consapevole, ma a volte ci offrono una chiara opportunità di lettura di fenomeni altrimenti solo sommariamente percepiti. Tuffiamoci per un attimo nelle statistiche demografiche ed epidemiologiche, per scoprire che solo nel 1951 l’aspettativa di vita media mondiale era di 46,1 anni; pensate che siamo arrivati a 72,6 anni nel 2019. E l’Italia? Il nostro Paese, sino a circa 15 anni fa, oscillava sempre tra il decimo e il ventesimo posto assoluto a livello mondiale, ma dall’anno 2000 in poi siamo uno dei primi 5 Paesi al mondo per aspettativa di vita. Per la precisione, i maschi vivono oggi in media 79,4 anni e le femmine 84,8. Per curiosità, al primo posto c’è il Giappone con 81,1 per i maschi e 88 per le femmine.

Ma quanti di questi anni sono vissuti in buona salute? L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), nel 2020 ha redatto un rapporto sulla «salute globale», in cui per la prima volta si parla non solo di «aspettativa di vita», ma anche di «aspettativa di vita in buona salute». Il dato che emerge è che in Italia, in media, l’aspettativa di vita in buona salute è pari a 72,7 anni, oltre la quale emergono le problematicità che per la gran parte sono dovute proprio alle malattie croniche ed alle loro conseguenze.

CHE FARE?

Gioire per le prospettive di una vita più lunga, oppure preoccuparci per le conseguenze della cronicità. Una terza via è possibile: trovare un modo per convivere felicemente con la cronicità!

Ovviamente non è solo uno slogan motivazionale per vedere il bicchiere mezzo pieno, ma la consapevolezza che la diffusione della malattia cronica ha portato anche a un investimento nella ricerca scientifica di settore che consente oggi non solo di ritardarne l’evoluzione (come ad esempio nell’ipertensione, nel diabete, nella broncopneumopatia cronica ostruttiva), ma anche di limitare i rischi di eventi acuti conseguenti alle stesse (esempio: ictus, infarto). Possiamo oggi avvalerci di opportunità diagnostiche e terapeutiche sempre migliori, peraltro spesso fruibili con minori disagi, come ad esempio con la telemedicina. Farvi conoscere queste opportunità sarà l’obiettivo di questa rubrica.

UNA RUBRICA PER ANZIANI?

Certamente no, considerando che il 23% della popolazione nella fascia di età 35-44 anni ha già una patologia cronica, così come avviene nel 36% della fascia di età 45-54 anni e il 51,5% della fascia di età 51,5 anni.

Alternando tra servizi sanitari, associazioni professionali e associazioni di pazienti, già dal prossimo numero sarò a parlarvi di uno di questi servizi, ma non posso non lasciarvi con una prima indicazione, cioè quella di invitarvi a conoscere il CESVOL Umbria Centri di Servizio per il volontariato, del quale fanno parte una fitta rete di associazioni che operano nel campo socio-sanitario e della quale potete avere una panoramica visitando il sito internet www.cesvolumbria.org.

Andremo a conoscerle insieme, ma intanto, buona salute a tutti!

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