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Conoscere il SIT, il servizio trasfusionale dell’Usl Umbria 2

Il sangue e gli emocomponenti sono presidi terapeutici importantissimi, necessari nelle attività sanitarie ordinarie, dagli interventi chirurgici alle terapie oncologiche, fino alla combinazione di farmaci plasmaderivati indispensabili nel contrasto di molte patologie importanti.

La dottoressa Marta Micheli, responsabile del SIT-Servizio di Immunoematologia e Trasfusionale dell’Usl Umbria 2, ha raccontato a Medicina & Cure qual è il compito di un servizio trasfusionale e l’importanza delle donazioni, come primo indispensabile step di un processo articolato e fondamentale nella gestione dell’attività sanitaria.


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Dottoressa Micheli, che cos’è il SIT e di cosa si occupa?

Il servizio trasfusionale è un servizio all’interno degli ospedali – per quanto riguarda il mio servizio, la Usl Umbria 2 comprende tre strutture principali che sono all’interno dell’ospedale di Foligno, Spoleto e Orvieto e diverse unità di raccolta – dove avviene la donazione del sangue.

Poi questo sangue deve essere lavorato, attività che in questo momento in Umbria viene accentrata nei due centri principali di Perugia e Terni. Noi abbiamo il compito di inviare il sangue a questi centri, sangue che poi rientra in parte nei nostri ospedali e viene messo a disposizione dei pazienti. Quindi altro compito di un servizio trasfusionale è quello di preparare le unità di sangue – globuli rossi, plasma, piastrine – che devono essere messe a disposizione dei vari servizi ospedalieri: le chirurgie, le medicine, i day hospital, i vari pronto soccorsi.

Le unità di raccolta sono centri più piccoli – nella Usl Umbria 2 sono a Nocera Umbra, Narni, Amelia e Cascia (a Norcia aprirà a breve) – che hanno esclusivamente il compito di raccogliere il sangue.

Poi i servizi trasfusionali hanno mansioni più ampie: abbiamo la gestione di ambulatori che si occupano di pazienti che hanno problemi di anemie croniche o pazienti che devono fare dei salassi terapeutici. Siamo centro di riferimento regionale per quanto riguarda gli emocomponenti a uso non trasfusionale, cioè quelle componenti, principalmente piastrine, che servono per fare delle infiltrazioni, in genere a scopo antidolorifico e antinfiammatorio, principalmente per i pazienti che hanno problemi di artrosi del ginocchio, dell’anca o della spalla.

Altro ambulatorio importante è quello per la donazione del cordone ombelicale: un servizio ulteriore che si occupa dei colloqui con le donne in gravidanza che hanno intenzione di donare le cellule cordonali in una banca nazionale a scopo solidaristico.

A queste attività, poi, si associano attività più nuove che stiamo promuovendo in quest’ultimo periodo: abbiamo instaurato un servizio di telemedicina per seguire sia i pazienti che non vogliono accedere direttamente per il colloquio nella nostra struttura (specie a causa del Covid), sia per seguire i pazienti che effettuano trasfusioni domiciliari, garantendo un contatto costante con il medico.

Donazione di sangue

Chi può donare sangue e a chi bisogna rivolgersi?

La donazione è libera ed è rivolta a tutte le persone che hanno da 18 a 60 anni. La donazione in verità può essere fatta fino a 70 anni, però l’iscrizione, quindi il primo accesso, è possibile fino a 60 anni.

Il donatore deve essere in buona salute, quindi senza patologie croniche o neoplastiche, e non deve assumere farmaci importanti. La donazione è compatibile con chi fa una terapia antipertensiva, quindi molti pazienti che prendono farmaci per la pressione alta possono comunque essere donatori.

La cosa più semplice è accedere al servizio trasfusionale o a una delle unità di raccolta. A Orvieto, Spoleto e Foligno i centri trasfusionali sono aperti tutti i giorni, a Nocera Umbra l’unità operativa è aperta il lunedì, a Cascia il venerdì. Ad Amelia martedì, giovedì e sabato; a Narni lunedì, mercoledì e venerdì. Per garantire il distanziamento nelle sale di attesa è preferibile prenotarsi presso il centro o telefonando ai numeri reperibili dal sito web. È preferibile comunque far riferimento a un’associazione di volontariato perché le associazioni, prevalentemente le Avis, hanno il compito di aiutarci in questa programmazione e hanno anche il compito di richiamare i donatori, quando abbiamo necessità di gruppi sanguigni particolari, oppure semplicemente per ricordare che sono scaduti i tempi tra una donazione e l’altra e possono tornare a donare.

C’è poi la donazione differita, cioè un iter che prevede una prima visita, degli esami di routine, una visita cardiologica, quindi un controllo sul donatore che ci permette in un secondo momento di effettuare la donazione nella massima sicurezza. In questo modo gli garantiamo un percorso ancora più sicuro sia per lui sia per il paziente che riceverà il sangue. A vantaggio del donatore c’è sicuramente anche uno screening continuo, perché viene sottoposto a esami di routine almeno una volta all’anno e, se il donatore diventa periodico, abbiamo la possibilità di monitorare l’andamento dei suoi esami.

Qual è la situazione delle donazioni in Umbria?

Purtroppo siamo sempre in carenza: l’autosufficienza è al limite per quanto riguarda le donazioni di sangue intero e abbiamo difficoltà nella raccolta di plasma. È infatti possibile donare sia sangue intero sia soltanto plasma. Quest’ultima – la plasmaferesi – è una donazione un po’ più lunga rispetto a quella del sangue intero: al donatore viene tolta solo la parte liquida del sangue, non i globuli rossi. Il plasma è necessario per poter realizzare tutti i farmaci che derivano dal sangue, come ad esempio quelli per persone che hanno problemi genetici come l’emofilia o pazienti cirrotici che hanno bisogno di albumina, o per scompensati. Tutti i farmaci derivati dal sangue derivano in effetti dal plasma che noi inviamo a una ditta tedesca con la quale siamo convenzionati e che, in cambio, ci restituisce questi farmaci. La Regione Umbria ancora non è autosufficiente, anche se devo dire che nel 2021 come Usl Umbria 2 abbiamo raggiunto uno dei nostri obiettivi che è stato il superamento delle 10.000 donazioni di sangue intero e 1.000 plasmaferesi. Non eravamo mai arrivati a questi numeri. Un obiettivo importante, che abbiamo raggiunto insieme alle associazioni di volontariato, che danno un aiuto fondamentale nel reclutamento dei donatori. Speriamo di fare altrettanto nel 2022, anche se nel mese di gennaio il numero di donazioni si è ridotto notevolmente a causa dei contagi da Covid 19.

Donazione di plasma

Dato che in questo periodo complicato abbiamo bisogno di positività, siamo soliti chiedere di raccontarci delle belle storie. Lei ne ha una per noi?

Di storie belle ce ne sono tante. A me affascinano in modo particolare i ragazzi che si avvicinano e che diventano donatori, ragazzi che hanno compiuto appena diciott’anni e che vengono veramente con tanto entusiasmo. Si è recentemente presentata una ragazza che pesava 50 kg, peso limite per poter donare. Vedendola le ho detto che non era possibile fare l’iscrizione ma ha talmente insistito sottolineando quanto fosse importante per lei diventare donatrice, che mi ha convinta a iscriverla concordando però che prima di effettuare la prima donazione avrebbe dovuto mettere su un paio di chili.

Una bella esperienza dal punto di vista dei pazienti invece, è stata quando abbiamo incominciato a fare la terapia a domicilio e la prima paziente a cui abbiamo fatto trasfusioni a domicilio è stata una signora di 102 anni. È stato emozionante perché le abbiamo risparmiato l’accesso in ospedale che alla sua età diventava sempre più difficoltoso.

Quindi fate anche servizio a domicilio…

Sì, abbiamo iniziato nel 2021. Recarci a fare le trasfusioni direttamente a casa del paziente ci consente di evitare, a pazienti con particolari difficoltà, l’accesso in ospedale, che per loro è particolarmente difficoltoso e rappresenta inoltre un costo notevole.

Negli ultimi sei mesi del 2021 abbiamo fatto circa 60 trasfusioni domiciliari che come inizio è un numero significativo.