L’importanza dei vaccini

Jenner vaccina il figlio opera di Manigaud Wellcome Collection

I vaccini sono secondi solo alla potabilizzazione delle acque in termini di riduzione della mortalità umana, in quanto prevengono più di 2,5 milioni di morti ogni anno.

Il vaccino può essere considerato il più efficace degli interventi in campo medico mai scoperto dall’uomo. Il suo uso costante e diffuso si è dimostrato efficace non solo nel controllo, ma addirittura nell’eliminazione di una data malattia.

In questo drammatico periodo di pandemia da Covid-19 si è spesso sentito dire che solo la scoperta di un vaccino efficace ci permetterà un completo ritorno alla normalità. Può essere interessante, quindi, ripercorrere alcuni episodi della storia secolare dei vaccini, che può dimostrare quanto, in effetti, ci sia di vero in quest’affermazione.

La storia dei vaccini è forse uno dei capitoli più ricchi, affascinanti e avvincenti della storia della medicina. Ricco perché include non solo una serie di straordinarie scoperte in diversi campi della biomedicina – dall’esistenza dei batteri e dei virus, alle dinamiche ecologiche ed evoluzionistiche dei complessi rapporti fra germe, vettore e ospite, fino ai delicati meccanismi del sistema immunitario umano – ma anche di dibatti e, a volte, veri e propri scontri ideologici e politici. Affascinante perché ci fornisce esempi di solidarietà individuale e sociale, spesso imperniati di quello spirito illuministico tipicamente europeo col quale si è tentato di realizzare l’equazione fra conoscenza scientifica e bene comune. Avvincente perché costellata di gesti eroici, alcuni dei quali al limite del temerario, ma anche clamorosi fallimenti, così come di procedure e sperimentazioni che ai nostri occhi possono sembrare, a volte, discutibili. E persino a prescindere da tutto questo, l’impatto che le vaccinazioni hanno avuto nel ridurre la mortalità infantile, nell’aumentare l’aspettativa di vita e nel migliorare la salute umana, sarebbe ampiamente sufficiente a giustificare il posto di rilievo loro assegnato.

 

Edward Jenner e il vaccino anti-vaiolo

Il vaccino antivaiolo fu il primo a essere scoperto, a fine Settecento, dal medico inglese Edward Jenner, una figura che spesso, a torto, viene dipinta come un semplice medico di campagna. In realtà, Jenner era un uomo colto che aveva avuto un’educazione di alto livello. Per esempio, era stato allievo del celebre John Hunter, forse il più importante chirurgo del suo tempo, oltre che anatomista e naturalista. Prima della scoperta di Jenner, esisteva già una pratica secolare che potremmo definire proto-vaccinale, quella cioè della variolizzazione, basata sull’osservazione secondo la quale chi guariva dalla malattia poi ne restava immune. Si inoculava nel paziente sano del pus o della polvere delle escare prelevate da un individuo affetto da una forma lieve di vaiolo, pensando, così, che potesse contrarre anch’egli una forma lieve e risultare, poi, immune per tutta la vita alla malattia, lieve o grave che fosse.

Naturalmente, la pratica era piuttosto rischiosa, perché poteva causare la malattia vera e propria e persino determinare l’emergenza di epidemie iatrogene. Jenner, invece, notò che i mungitori che entravano a contatto col pus del vaiolo vaccino, cioè una malattia che colpiva le mammelle delle vacche con pustole simili a quelle del vaiolo umano, di solito erano immuni al virus che colpiva l’uomo. E in effetti oggi sappiamo che vaiolo umano e vaiolo vaccino sono causati da virus simili, appartenenti alla famiglia dei poxvirus, e quindi il virus animale può immunizzare contro la temibile malattia umana. Si trattò, si noti, di una rivoluzione squisitamente empirica, cioè basata sull’osservazione e sulla sperimentazione in soggetti sani e ammalati, in cui la ripetuta e verificata efficacia della procedura era sufficiente a giustificarne l’utilizzo, dato che non erano disponibili, all’epoca, conoscenze microbiologiche e immunologiche basilari per comprendere i meccanismi d’azione del vaccino.

Il vaccino Jenneriano si diffuse rapidamente in tutta Europa e nelle Americhe. Molti medici, fra cui l’italiano Luigi Sacco, noto come il Jenner italiano e al quale è ancora dedicato l’ospedale Sacco – appunto – di Milano, sperimentarono su sé stessi il vaccino, inoculandosi prima il vaiolo vaccino e poi quello umano per provare l’avvenuta immunizzazione. Inoltre, già Jenner aveva scoperto che il vaiolo vaccino poteva essere trasmesso da uomo a uomo, e questo permetteva di avere sempre a disposizione una fonte di pus vaccinico per procedere a nuove vaccinazioni. Proprio questa procedura permise la prima campagna internazionale di vaccinazione della storia, che fu condotta contro il vaiolo nelle colonie spagnole delle Americhe fra 1803 e 1806 dal medico Francisco Javier de Balmis, trasportando 22 ragazzi orfani come fonte vivente di virus vaccinico, passato di braccio in braccio durante il corso della spedizione. A quest’evento sono stati dedicati diversi documentari e film, uno dei quali, prodotto in Spagna, s’intitola 22 ángeles riferendosi, appunto, ai 22 ragazzi che permisero questa straordinaria impresa umanitaria. A questa impresa si ispirò il dr. Carlos Canseco, Presidente del Rotary International, ad avviare, nel 1982, il programma internazionale Polio Plus, tutt’ora in corso, per eradicare la poliomielite, per la quale esiste un vaccino efficace dal 1955.

È interessante notare che, a parte il vago timore che l’inoculazione di una malattia animale potesse avere effetti pericolosi nell’uomo – alcuni, persino, paventarono il timore di acquisire i vizi delle vacche – e a parte alcune timide, a dire il vero, perplessità teologiche, secondo le quali il vaccino contravveniva i piani di Dio, la questione maggiormente dibattuta in diversi Stati europei nel corso dell’Ottocento e dei primi anni del Novecento fu quella dell’obbligatorietà della vaccinazione. L’Inghilterra, patria delle dottrine liberali contrarie a qualsiasi azione governativa che potesse interferire sulle libere scelte dei cittadini, vide l’avvicendarsi di società e leghe anti-vaccino che influirono, in particolare, l’opinione pubblica americana. E proprio qui avvenne una battaglia legale che, a suo modo, fece scuola, perlomeno in territorio statunitense.

Nel 1902, in seguito a un’epidemia di vaiolo, la città di Cambridge, Massachusetts, obbligò tutti i cittadini a vaccinarsi. Henning Jacobson si rifiutò sulla base dell’idea che questa legge violasse il suo diritto di curare il proprio corpo. Vi fu un procedimento legale fra Jacobson e la città a seguito del quale il cittadino fu condannato. Jacobson si appellò alla Corte Suprema degli Stati Uniti la quale, nel 1905, confermò la sentenza di Cambridge, elaborando il principio secondo cui, in caso di minaccia alla salute pubblica, il bene pubblico fosse superiore alla libertà individuale. Tale sentenza rappresenta ancora oggi una pietra miliare nella giurisprudenza americana in caso, appunto, di conflitto fra diritti individuali e public good.

Fra il 1967 e 1979, l’OMS condusse una campagna di vaccinazione a livello mondiale grazie alla quale, il 9 dicembre 1979, questa malattia fu trionfalmente dichiarata eradicata. Si noti che, ancora oggi, il vaiolo è la sola e unica malattia del tutto scomparsa nella popolazione umana. E questo, appunto, grazie alla vaccinazione.

 

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